Scam crypto “fake celebrity endorsement”

Ho combattuto contro i primi attacchi 51%, letto whitepaper tecnici come se fossero romanzi, e ho lavorato gomito a gomito con studi legali per tracciare le prime linee guida italiane sulla fiscalità crypto. Se c’è una cosa che ho imparato, è che le truffe cambiano faccia, ma mai natura.

La più subdola, oggi, è il cosiddetto fake celebrity endorsement: l’uso fraudolento di personaggi famosi per convincere gli investitori sprovveduti a mettere soldi in progetti inesistenti. Vuoi sapere come funziona, perché è così pericoloso e, soprattutto, come evitarlo? Siediti comodo: te lo spiego come si farebbe con un apprendista coscienzioso.

Il meccanismo dietro le quinte

Chi struttura queste truffe sa bene che la fiducia è la moneta più preziosa. Inserendo un volto famoso, spesso un imprenditore, un atleta, o una star della TV, in un finto post, video o banner, creano un’illusione di legittimità. Parlo di immagini manipolate, citazioni inventate, e addirittura interviste deepfake.

In un caso che ho seguito nel 2022, il nome di un noto presentatore italiano era finito su un sito clone che prometteva un mirabolante investimento in “crypto passive”. C’erano tanto di loghi “Forbes” e “RAI News” inseriti con un’estetica pulita. Il 70% dei visitatori ha cliccato “Investi ora” nel primo minuto. Nessuno ha ricevuto un euro indietro.

Il funnel psicologico della truffa

Il trucco è tutto nella dinamica emotiva: rapidità, urgenza, fiducia. Tre leve che, se attivate nel giusto ordine, compromettono il giudizio logico. Ti propongono la “prossima occasione come Bitcoin nel 2011”, ma solo “per poche ore”. Dicono: “Anche X vi ha guadagnato milioni!”, dove X è il tuo attore o politico preferito.

Il sito in questione reindirizzava in automatico a una falsa piattaforma di trading, con “supporto via WhatsApp” e accesso immediato. È lo stesso schema che ho visto decine di volte, e ogni volta noto lo stesso errore nelle vittime: affidarsi al carisma invece che alla struttura tecnologica.

Come riconoscere (e smontare) queste trappole

La prima regola è brutale nella sua semplicità: verifica. Un endorsement reale sarà riportato su siti ufficiali, comunicati stampa credibili e media aggiornati. Una citazione apparente, priva di data, fonte, o firma, non vale nulla. Nella mia esperienza, ogni volta che un cliente mi ha chiesto “Ma è vero che Elon Musk supporta questo token?”, la risposta era sempre: “Hai controllato su SEC.gov o almeno su CoinDesk?”

Chi costruisce progetti solidi in crypto lavora su layer tecnologici verificabili. Ad esempio, chi sviluppa su layer 2 lo fa per aumentare efficienza, scalabilità e finalità delle transazioni. Ne parlo più a fondo qui: Layer 2: rapidità e finalizzazione.

Osserva la grammatica del sito truffa

L’occhio esperto riconosce un fake in pochi secondi: layout troppo semplici, link interrotti, grassetti eccessivi, e traduzioni automatiche sgrammaticate. Una volta ho analizzato una truffa che usava la parola “guadagno” 14 volte in una singola pagina. Nessun fondo rispettabile si esprimerebbe così.

Ho imparato a smascherarli anche tramite il DNS. Se il dominio è stato registrato meno di 6 mesi prima, con estensione .pw o .xyz, mi suona subito un campanello d’allarme. Queste sono tecniche da veterano, ma oggi si possono applicare anche con strumenti gratuiti online.

Le figure giuridiche dietro l’impalcatura delle truffe

Usare il volto o il nome di una celebrità senza consenso è una chiara violazione del diritto d’immagine, regolamentato anche dal nostro Codice Civile. La beffa è che i truffatori, spesso domiciliati in paesi offshore senza convenzioni legali con l’Italia, restano praticamente intoccabili.

In uno dei casi più emblematici a cui ho lavorato, un cliente aveva perso 38.000 euro in una truffa sponsorizzata falsamente da un noto ex calciatore. Il procedimento legale ancora oggi ristagna per l’impossibilità di notificare atti all’estero. Da qui il mio consiglio: se non c’è una sede legale chiara del progetto, lasciate perdere.

Chi risponde in caso di perdita?

Ecco la coltellata alla corretta analisi: nessuno. Né la banca, né l’exchange se usato in modo “offshore-friendly”, né ovviamente il personaggio pubblico che è stato solo “usato” a sua insaputa. È la tragica bellezza (o rovina) della decentralizzazione: responsabilità personale massima.

Per questo insisto sempre nell’avere un piano chiaro e preciso quando si investe in crypto, basato su logica, propensione al rischio e orizzonte temporale. Un buon punto di partenza è costruire un solido piano di trading crypto.

Casi reali che ho visto da vicino

Nel 2019 mi ha contattato un piccolo imprenditore del Nord, convinto di aver investito su una piattaforma nominata dal Ministro dell’Economia. Avevano manipolato articoli di giornale tramite screenshot HTML, inserendo frasi mai pronunciate. Aveva messo 12.000 euro in BTC tramite bonifici a conti lituani. Spariti in 36 ore.

Quando gli ho spiegato che non aveva alcun tipo di rivalsa, si è messo a piangere davanti a me. È stato uno dei momenti più duri della mia carriera, non perché non esistano rischi nel mondo crypto, ma perché i rischi idioti fanno più male di quelli consapevoli.

Attenzione ai falsi “bot di trading automatizzato”

In molti falsi endorsement si parla di “software approvati da X celebre imprenditore” che genera profitti automatici. Quel “bot” altro non è che un pannello grafico fittizio, che simula guadagni per invogliare a depositare altri fondi. Mi è capitato di esaminare uno di questi script: inserivano una soglia di “positività fittizia del 78%” da backend. Non c’era alcun trading reale.

Queste truffe usano il linguaggio tecnico, algoritmi, high-frequency strategy, sentiment AI, ma senza alcuna implementazione concreta. Se sei veramente interessato al trading algoritmico, comincia da basi solide, non da illusioni da clickbait.

Come proteggersi davvero, da professionisti

Chi lavora seriamente nel settore sa che ogni progetto ha segnali vitali, come i log blockchain verificabili, i repository GitHub aggiornati, o un whitepaper scritto con cognizione di causa. Se un progetto non mostra questi elementi, è carta straccia. Confronta sempre le promesse con le tecniche di realizzazione. Una rete layer 1 che vuol offrire “finalità immediata” senza meccanismi di rollup o validium è, semplicemente, campata in aria.

Costruire una cultura della sicurezza informatica

Non si può parlare di crypto senza parlare di sicurezza. Utilizza password manager professionali, attiva l’autenticazione a due fattori su ogni piattaforma, e verifica sempre l’URL prima di connettere wallet. Nell’ultimo workshop che ho tenuto, 4 su 10 partecipanti avevano appena firmato transazioni via MetaMask per DApp fasulle. Le truffe non dormono mai.

Lo spirito con cui si investe in crypto conta più del capitale

Serve disciplina. Serve conoscenza. E serve rispetto per un’industria che è giovane, piena di innovazione, ma anche di predatori. Se ti lasci affascinare da un volto su uno spot truccato, stai buttando tutto il potenziale della blockchain per inseguire l’ennesimo specchio luccicante.

La verità è che il successo nel mondo crypto, quello reale, non nasce dal colpo fortunato. Nasce dalla fatica, dallo studio dei protocolli, dalla comprensione della meccanica dei blocchi, dalla capacità di valutare una tokenomics e dal sapere quando entrare… ma anche quando stare fermi.

E, soprattutto, nasce dal sapere che, come dico sempre ai miei allievi, “quando qualcosa sembra troppo bella per essere vera… è proprio perché non lo è.”

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